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DA DOVE ARRIVANO LE PATATE?

2021-01-31 10:31

Sandro Fuoco

storia,

DA DOVE ARRIVANO LE PATATE?

La patata, pianta erbacea della famiglia Solanaceae, è un ortaggio originario di alcune regioni del Perù, della Bolivia e del Messico.

La patata, pianta erbacea della famiglia Solanaceae, è un ortaggio originario di alcune regioni del Perù, della Bolivia e del Messico, la cui coltivazione era praticata dalle civiltà Incas ed Azteca. La presenza della patata nelle zone più elevate della regione andina risale al secondo millennio A.C. (Avanti Cristo). La storia della patata iniziò sulla cordigliera delle Ande, vicino al lago Titicaca, tra Bolivia e Perù, a 3800 metri sul livello del mare. Le popolazioni di cacciatori e coltivatori, che popolavano il continente sud americano da 7000 anni, iniziarono l’ addomesticamento delle piante silvestri della patata, che si trovavano in abbondanza vicino al lago. Con il passare del tempo, la patata divenne uno degli alimenti principali degli Inca, che ne svilupparono oltre 60 varietà differenti per adattarla ai diversi ambienti delle regioni da loro abitate. Quest'abbondanza di varietà permetteva loro di coltivare il tubero in luoghi e climi molto differenti: dalle zone aride alla costa, passando per valli lussureggianti e terminando su cime alte fino a 4000 m. Gli Inca per primi, hanno messo a punto alcune tecniche di disidratazione della patata al fine di conservare il prodotto in condizioni estreme, la patata veniva essiccata e costituiva così una risorsa di scorta. 

 

La patata arrivò in Europa grazie agli esploratori (conquistadores) che, di ritorno dal Nuovo Mondo, dopo i viaggi di esplorazione e conquista dei secoli XV – XVI, portarono con sé questo alimento sconosciuto agli abitanti del Vecchio Continente.

 

Gli spagnoli la conobbero fin dai primi decenni del XVI secolo in Perù, ma la pianta non risvegliò particolari interessi nella penisola iberica; in principio la patata sbarca in Spagna, tra il 1560-64, per poi passare nel Portogallo e quindi a Madrid alla fine del secolo. 

 

Nel 1601, Charles de l'Écluse, che fu per lungo tempo botanico di corte dell'imperatore Massimiliano II, nell'opera “Rariorum Plantarum Historia” ne fornisce una dettagliata descrizione botanica, favorendo l'introduzione della patata in Austria.

 

La tradizione vuole che l'introduzione della patata in Inghilterra (1588) sia merito di Walter Raleigh; la coltivazione si diffuse però solo nella vicina Irlanda, dove in breve tempo diventò l'alimento principale di gran parte della popolazione; ciò nonostante, quando a metà Ottocento la peronospora (Phytophotora Infestans) rovinò gran parte delle coltivazioni, si verificò una tragica carestia (1845-52), nota come “Great Famine”; per contro, in Inghilterra se ne diffonde la produzione ma per lo più destinata all'esportazione. Nel libro “La ricchezza delle Nazioni”, Adam Smith deplorava che i suoi compatrioti non apprezzassero un prodotto che aveva, apparentemente, dimostrato il suo valore nutrizionale nella vicina Irlanda.

 

La diffusione del tubero in Europa fu quindi poco uniforme: in Francia, ad esempio, coinvolse inizialmente poche aree del Delfinato e dell'Alsazia (1666) e in seguito della Lorena (1680), dove nel 1787 la patata diventa il cibo principale degli abitanti della campagna. Nel 1600 l'agronomo francese Olivier de Serres, nella sua opera “Théâtre d'Agriculture et Ménage des Champs”, descrive in maniera dettagliata i metodi di coltivazione della patata;Il chimico e farmacista francese Parmentier ne migliorò le tecniche di coltivazione e, nel 1773, riuscì a dimostrare l’infondatezza dei residui pregiudizi elencando le peculiarità del prodotto ai luminari dell’Accademia di Medicina di Parigi. Quest’ultimo, durante la guerra dei sette anni (1756-63) viene fatto prigioniero dai prussiani, dai quali impara ad apprezzare le patate. Rientrato in patria, nel 1786 ottiene dal re Luigi XVI, che usa il fiore di patata come ornamento, il permesso di una coltivazione sperimentale in campo su circa 20 ha. Qualche anno dopo scrive un memorabile elogio della patata.  

 

In Prussia, il re Federico II individua il potenziale nutrizionale dell’umile tubero e tra il 1744-45 realizzò una grande campagna di distribuzione gratuita su tutto il paese.

 

Anche in Italia, dov'era stata introdotta dal granduca Ferdinando II dei Medici in Toscana, la patata ebbe a lungo scarsa fortuna tanto che, fino al 1580, fu usata solamente come pianta per ornare i giardini. Si racconta che a capirne il potenziale fu lo scienziato Alessandro Volta, che ne promosse la conoscenza presso il mondo scientifico. A fine settecento tutte le accademie agrarie del Veneto ne sostengono la coltivazione, che ha luogo soltanto in via sperimentale. Pur essendo inserita nel vitto delle guarigioni militari, la patata fino al 1830-40 è usata in modo esclusivo come cibo per gli animali.  Nella seconda metà del 1700 iniziarono coltivazioni su larga scala in diverse regioni italiane, principalmente nelle zone degli archi appenninici e alpini. Numerosi testi della prima metà dell'800 rivelano però che la patata stentava ad affermarsi, perché veniva ancora considerata cibo per poveri e, quindi, era disprezzata dalla borghesia. Nel 1845-46 le coltivazioni italiane furono attaccate dalla peronospora (Phytophthora Infestans) ciò indusse a studiare più a fondo questa pianta, in modo da debellare il problema, e fece fiorire l’interesse per le patate. Risultato: la coltivazione uscì dalla “minore età”, durata più di un secolo, e la patata perse l’immagine di stranezza esotica diventando un alimento popolarissimo.

 

Nel resto dell’Europa continentale la diffusione e la coltivazione della patata per scopo alimentare e non come rarità botanica si compie in modo lento nel corso dei decenni seguenti all'arrivo. Questa lentezza è influenzata dalla sfiducia nei confronti di ciò che cresce sottoterra. Si verificano per di più alcuni casi di intossicazione dall'esposizione prolungata delle patate alla luce, circostanza che determina lo sviluppo di sostanze tossiche all'interno dei tuberi. Dall'Europa la patata si diffonde in tutto il mondo. In Africa la patata viene diffusa per la prima volta nella Guinea meridionale nel 1776. In Asia gli olandesi la trasportano a Giava e in Giappone nella seconda metà del Seicento. Gli inglesi diffondono la patata prima in India, e da qui si espande verso il Tibet e verso la Persia.

 

La patata è oggi coltivata in tutto il mondo dalle zone temperate a quelle subtropicali, rappresenta una fonte alimentare rilevante. La produzione dell’umile tubero è una delle più importanti colture nel mondo dopo frumento, mais e riso. Il prodotto è destinato all’alimentazione come tale (tubero) o all’industria di trasformazione. La coltivazione della patata occupa nel mondo un’estensione di oltre 20 milioni di ettari, con una produzione globale di oltre 400 milioni di tonnellate. I maggiori produttori mondiali sono:

 

Cina: 96 milioni di tonnellate

Europa (28 Stati): 60 milioni di tonnellate

Russia: 31 milioni di tonnellate

India: 45 milioni di tonnellate

Stati Uniti: 20 milioni di tonnellate

 

La produzione europea rappresenta il 20% circa di quella mondiale. I principali produttori europei sono:

 

Germania: 12 milioni di tonnellate

Francia: 8 milioni di tonnellate

Polonia: 7,5 milioni di tonnellate

 

In Italia la produzione annuale è di circa 1,5 milioni di tonnellate, mentre il consumo annuale pro-capite è di circa 43 kg, parecchio al di sotto della media europea, pari a 90 kg pro-capite.  La produzione di patate nel nostro Paese è concentrata in 6 regioni:

 

Campania:  3,0 milioni di quintali

Emilia Romagna: 2,3 milioni di quintali

Sicilia: 2,3 milioni di quintali

Abruzzo: 1,7 milioni di quintali

Veneto: 1,2 milioni di quintali

Toscana: 1,1 milioni di quintali

 

(Elaborazione ultimi dati disponibili: FAO, EUROSTAT, ISTAT)