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INNOVAZIONE E STORIE DI SUCCESSO

2021-02-03 13:49

Sandro Fuoco

innovazione,

INNOVAZIONE E STORIE DI SUCCESSO

L’intensificazione della competizione internazionale impone l’urgente adozione di innovazioni

L’intensificazione della competizione internazionale impone l’urgente adozione di innovazioni legate ai processi di produzione, conservazione e trasformazione, e all'organizzazione della filiera nelle sue diverse articolazioni e livelli. Gli elementi di maggiore innovazione concettuale sono riconducibili a sei tematiche generali:

 

Miglioramento ed utilizzazione delle novità genetiche;

Gestione del processo produttivo agricolo;

Conservazione dei tuberi;

Ricerche relative alla tracciabilità del prodotto;

Organizzazione della filiera, con particolare attenzione alle problematiche della rintracciabilità;

Analisi dei mercati di consumo e delle preferenze dei consumatori;

Miglioramento genetico

 

Sul fronte del miglioramento genetico occorre ottenere un ampio ventaglio di cultivar migliorate sia in relazione alle loro caratteristiche agronomiche (resa produttiva, resistenza ai patogeni e sopportazione dello stress) sia in relazione al loro valore tecnologico e commerciale. Molto utile appare, a questo proposito, la prassi delle prove di terzo livello di screenening che dovranno, però, essere ulteriormente raffinate, parallelamente agli studi sui mercati di consumo e quello dei prodotti trasformati, al fine di caratterizzare le varietà in termini di specifico adattamento a ben definiti mercati terminali.

 

Gestione del processo produttivo

La gestione del processo produttivo primario delle patate, ossia della produzione dei tuberi in campo, è un tema critico per il miglioramento dell’efficienza della filiera. Molti sono tuttora i margini di inefficienza che è possibile rilevare: a livello globale si stima che il 41% della produzione vada persa per malattie infestanti e lo stesso scarto della raccolta meccanica può arrivare, in Italia, al 30 – 40%. Anche in termini di soddisfazione delle aspettative del pubblico rispetto alle caratteristiche dei prodotti da acquistare e dei processi produttivi utilizzati, si rileva un significativo ritardo nella gestione delle problematiche di innovazione di prodotto. Queste dovrebbero comportare, per il consumatore, la disponibilità di prodotti con nuove caratteristiche qualitative e prezzi ragionevoli, allo scopo di soddisfare esigenze di salute umana, qualità dell’ambiente e sostenibilità del processo produttivo. La ricerca deve quindi aiutare l’agricoltore a soddisfare nuovi obbiettivi: massimizzare il rapporto tra output e input (creando il maggior valore possibile e migliorando l’efficienza dell’impresa), massimizzare il rapporto tra sottoprodotti indesiderati e output (soddisfando requisiti di sostenibilità della coltura). L’esigenza del pubblico nei confronti della qualità ambientale delle patate è resa evidente dall’esigenza di significativi gruppi di consumatori che si orientano verso prodotti biologici, sebbene sia chiaro che l’agricoltura biologica non può essere la risposta a tutte le esigenze, individuali e collettive. Questo tipo di coltura spesso entra in conflitto con i vincoli di bilancio dei consumatori e con le esigenze di approvvigionamento alimentare viste a livello aggregato per via di maggiori costi della coltura e di rese inferiori. Ma la prospettiva nella quale occorre muovere la ricerca è quella del sostegno e della diffusione di nuove tecniche colturali, efficienti ed a basso impatto ambientale. Occorre, insomma, mettere gli agricoltori in grado di applicare tecniche di produzione integrata che consentano una gestione sostenibile della produzione e l’ottimizzazione “di precisione” dell’uso degli input. Questa strategia dovrà articolarsi su sei linee d’adozione:

 

  1. Cicli di somministrazione bilanciata dei fertilizzanti sull’intera unità aziendale al fine di minimizzare le perdite;
  2. Uso di rotazioni ottimizzate per il contesto aziendale, efficace gestione della sostanza organica del suolo, controllo dell’erosione per raggiungere una fertilità sostenibile;
  3. Uso di varietà con un ampio spettro di resistenza;
  4. Minimizzazione dell’uso degli antiparassitari e uso ampio di tecniche di controllo agronomico;
  5. Estensione del periodo di copertura del suolo con una pacciamatura verde: le operazioni di raccolta attivano, quindi, la mineralizzazione dell’azoto mentre la coltura di copertura riduce la dispersione dei nitrati;
  6. Creazione di aree di “compensazione ecologica” per favorire la permanenza nella zona di una popolazione di fauna utile al controllo biologico dei parassiti.

 

L’importanza e l’utilità dell’adozione di un approccio alla coltivazione della patata, basato sui principi della coltivazione integrata, è convinzione comune anche tra i piccoli agricoltori. E’, però, necessario una migliore diffusione delle tecniche avanzate di fertilizzazione e di controllo agronomico dei fitofagi e dei patogeni per il raggiungimento di specifici obiettivi qualitativi. La possibilità di un’adozione delle tecniche di agricoltura integrata che siano efficaci ed economicamente convenienti presuppone, insomma, la ricerca e la successiva disponibilità di varietà idonee favorendo anche l’utilizzabilità di sistemi di previsione degli attacchi di patogeni e litofagi. La tempestiva ed efficace informazione degli agricoltori, basata su una azione istituzionale di formazione, potrebbe essere molto utile all’effettiva diffusione di nuove tecniche di “agricoltura di precisione” che sono, al momento, lo strumento chiave per la riduzione dell’uso di input. L’aumento dell’efficienza nei processi produttivi agricoli richiederebbe anche l’uso di innovativi concimi a cessione controllata degli elementi nutritivi, significativi miglioramenti nella meccanizzazione agricola e miglioramenti nelle funzionalità delle attrezzature per l’applicazione mirata degli antiparassitari. Sul fronte della raccolta è, invece, necessaria un’ottimizzazione delle macchine e dei cantieri di lavoro poiché le macchine per la raccolta dei tuberi sono spesso di provenienza estera e, dunque, progettate per un impiego su appezzamenti di maggiori dimensioni rispetto a quelli italiani. L’impiego di tali strumenti comporta spesso degli adattamenti che (come lo scarico in bins di legno con un salto abbastanza cospicuo) danneggiano il materiale raccolto, soprattutto in assenza di ottimali modalità di meccanizzazione nelle diverse condizioni di terreno. Dovrebbero, infine, essere esplorate le possibilità di stoccaggio temporaneo del prodotto appena raccolto per evitare un’eccessiva dipendenza dalle strutture degli intermediari e consentire una maggiore capacità di gestire l’offerta. L’ultimo problema agronomico ed organizzativo che deve essere risolto è quello degli ordinamenti delle aziende meridionali di minori dimensioni dove la patata precoce è posta in rotazione con colture estive che devono essere seminate e trapiantate appena il terreno è libero dai tuberi. Tale sistema di rotazione spesso porta, quando l’andamento stagionale ritarda lo sviluppo delle piante, a scavi anticipati rispetto alla giusta maturazione dei tuberi con conseguente dequalificazione del prodotto e risvolti negativi sull’andamento del mercato e sui redditi degli agricoltori. Il problema potrebbe essere efficacemente risolto attraverso l’analisi delle rotazioni e l’individuazione di cultivar che consentano una gestione corretta di tutto l’ordinamento e la successione delle diverse colture.

 

Conservazione e stoccaggio del prodotto

La conservazione delle patate comuni è una fase del processo che riguarda il prodotto dalla produzione al consumo e che risulta influente per i suoi risvolti in termini di costo e di qualità dei prodotti. Il processo di conservazione ha come scopo primario quello di impedire il germogliamento dei tuberi e l’arresto di processi di degradazione che potrebbero alterare le caratteristiche organolettiche del prodotto. Ma la corretta conservazione deve, anche, salvaguardare l’aspetto e l’assenza di residui tossici nel prodotto già lavorato o da lavorare. Tutto questo comporta dei costi che derivano dai costi generali ed organizzativi, e costi energetici specifici per determinare le condizioni idonee per la conservazione e costi per i trattamenti di protezione del prodotto contro parassiti. In Italia la conservazione avviene prevalentemente in magazzini refrigerati, e questo comporta uno svantaggio rispetto ai paesi più settentrionali dove la conservazione può avvenire con costi energetici inferiori in magazzini ventilati o all’aperto. Una linea di ricerca importante è, quindi, quella dell’individuazione di opportunità di risparmio energetico nei magazzini refrigerati e dell’individuazione delle condizioni per sfruttare anche in Italia, ove sia possibile, opportunità di conservazione mediante ventilazione in magazzini all’aperto. Un impiego di ricerca specifico è poi necessario per il miglioramento dell’efficienza nella protezione della produzione. Sotto questo aspetto, è necessario migliorare i protocolli per elevare il livello di igiene nei magazzini e nelle attrezzature utilizzate per la movimentazione e selezione del prodotto. Allo stesso modo sarà necessario definire nuove strategie integrate di uso delle sostanze antiparassitarie, migliorare le procedure di applicazione dei prodotti e la formazione del personale. E necessario rilevare, a tal proposito, che la calibratura del materiale in conservazione e degli strumenti di distribuzione dei principi attivi migliora l’efficienza dell’uso dei prodotti antiparassitari consentendo l’uso di dosi minori e riducendo il rischio di accumuli. Sebbene le tecniche di conservazione delle patate abbiano subito, negli ultimi anni, notevoli evoluzioni e progressi tecnici occorre rilevare che la loro innovazione complessiva è un fatto ancora da compiersi.

 

Tracciabilità delle sostanze critiche

La crescente attenzione del pubblico alle questioni della sicurezza dei prodotti alimentari e l’esigenza degli enti che svolgono attività di certificazione di prodotto impongono strumenti sempre più efficaci, rapidi ed economici per l’individuazione di sostanza, specifiche molecole o altro nelle patate, così come, in generale, nelle matrici vegetali ed animali. Esiste, quindi, una crescente esigenza di metodi che agevolino la tracciabilità, in senso positivo o negativo, delle sostanze critiche nei tuberi. La sempre maggiore contaminazione da organismi geneticamente modificati è uno degli aspetti più sentiti dal grande pubblico, ma la tracciabilità del prodotto prescinde da questo specifico aspetto per assumere una portata più vasta. Le nuove tecniche di tracciabilità utilizzano descrittori morfologici, fisiologici, molecolari, indicatori di transgeni e indicatori salutistici e di sicurezza dell’uso. Presso l’Istituto per le Colture Industriali di Bologna è in corso una significativa attività basata principalmente sullo sviluppo di descrittori molecolari e focalizzata sulle diverse problematiche connesse con gli OGM. La ricerca bolognese persegue numerose finalità: tracciabilità della tossina BT contro coleotteri e lepidotteri; tracciabilità della resistenza a erbicidi totali e ai principali virus e tracciabilità degli indicatori di miglioramento qualitativo (amido, presenza di molecole di interesse medico ecc.).

 

Riorganizzazione della filiera e rintracciabilità

Un ulteriore fronte nel processo di complessivo rinnovamento del settore è rappresentato dalla organizzazione e dal coordinamento innovativi della filiera industriale. Il migliore esempio di applicazione di questo principio di riorganizzazione è rappresentato da una realtà italiana che costituisce un esempio di efficacia organizzativa locale: la Borsa della Patata di Bologna. Questo organismo coordina efficacemente, nell’area emiliano-romagnola, l’azione di produttori, cooperative e commercianti, determinando le scelte varietali, le date di scavo dei tuberi ed i tempi di cessione del prodotto sul mercato. Ciò consente di ottenere prezzi alla produzione particolarmente vantaggiosi e strumenti di protezione finanziaria delle imprese in situazioni di difficoltà di mercato. La Borsa della Patata di Bologna è, quindi, un esempio che deve essere attentamente studiato per valutare la possibilità della sua estensione ad altri contesti locali nel rispetto delle loro specificità strutturali e delle diverse attitudini e tradizioni. Le “borse” possono, insomma, costituire una valida opportunità per rendere efficienti le relazioni nei canali tradizionali ma occorrerà, anche, individuare le migliori forme di organizzazione utili a produrre un’integrazione verticale tra produttori, operatori commerciali e operatori della distribuzione fisica. Per quanto attiene, invece, alla contrattualizzazione delle relazioni con le catene di vendita al dettaglio, emergono problematiche di tipo istituzionale nella regolazione dei rapporti tra le parti interessate e problematiche di tipo organizzativo e tecnologico nella gestione di tutti gli aspetti della logistica del canale, della movimentazione dei prodotti, delle informazioni e dei pagamenti. Da questo punto di vista, è cruciale l’analisi delle opportunità di sviluppo di approcci moderni di supply chain management  basati su un uso estensivo delle tecnologie dell’informazione.

 

Ricerche di mercato e studi sulle preferenze dei consumatori

L’ultimo, ma non per ordine di importanza, tema di ricerca innovativa è quello relativo ai consumi e ai mercati. Da un lato, infatti, è necessario avere più trasparenza sull’andamento delle contrattazioni durante l’anno (soprattutto al fine di pianificare la produzione e le scelte varietali a livello aziendale e di programmi di offerta di varietà) e dall’altro è importante conoscere meglio le preferenze attuali dei consumatori e le tendenze di evoluzione della richiesta di prodotto. Ciò che è certo, rispetto alle caratteristiche salienti dei mercati di consumo attuali, è la tendenza ad una estrema differenziazione dei gusti e delle preferenze, sia in senso verticale (prodotti di maggiore o minore pregio) che orizzontale (prodotti con caratteristiche differenziate non ordinabili gerarchicamente). L’opportunità di successo sui mercati è, dunque, legata alla futura introduzione di prodotti le cui caratteristiche possano centrare le aspettative di distinti gruppi di consumatori in un rapporto di mutua soddisfazione. Il raggiungimento di questi obiettivi non può essere lasciato al caso e richiede studi sistematici sulle preferenze del pubblico. Queste indagini di mercato dovrebbero individuare le differenziazioni delle esigenze in relazione alle differenze geografiche, alle funzioni d’uso del prodotto ed agli stili di vita degli utilizzatori. Questi studi potrebbero, anche, evidenziare le fondamentali differenze tra il concetto di qualità percepita dai produttori e dai consumatori insieme ai fattori rilevanti che stanno alla base delle scelte di acquisto. Considerato quanto risulti essere utile la conoscenza analitica della domanda relativa a un settore industriale così importante, le ricerche di base in questo campo dovrebbero essere certamente sviluppate dalle istituzioni e messe a disposizione di tutti gli operatori nazionali. Ma poiché la natura di queste conoscenze potrebbe conferire un reale potere di mercato a qualunque livello della filiera, in assenza di una attività pubblica di ricerca, dovrebbero essere le singole imprese ad impegnarsi nella costruzione e nell’aggiornamento di queste conoscenze indipendentemente dal costo d’investimento e dallo sforzo organizzativo che queste richiederebbero e che potrebbe essere reso disponibile attraverso un rafforzamento dell’integrazione orizzontale del sistema. Soprattutto i segmenti di filiera a diretto contatto con il mercato finale troverebbero, nella conoscenza approfondita dei mercati di consumo, un elemento di competitività direttamente sinergizzabile attraverso concrete azioni di marketing nei confronti degli operatori immediatamente a valle quanto dei consumatori finali. Solo in questo modo sarà possibile riequilibrare i rapporti di potere all’interno dei canali di commercializzazione e stabilire rapporti di cooperazione e non di dipendenza.

 

CASI STUDIO INTERESSANTI

La coltura della patata si presta, forse meglio di altre produzioni tipiche della nostra tradizione, ad essere portata ad esempio di innovazione, sia in campo agronomico che organizzativo. Le diverse componenti della filiera pataticola hanno decisamente puntato all'innovazione di prodotto e di processo coniugando la fase di aggregazione della produzione, l'analisi dell'offerta commerciale e la valorizzazione delle produzioni in un modello interessante anche per le altre specie ortofrutticole. Gli obiettivi da raggiungere nel prossimo futuro dovranno essere: valorizzazione del prodotto, salvaguardia del reddito dei produttori agricoli, corretta informazione nei confronti dei consumatori finali. Questi risultati si potranno perseguire solo attraverso la qualificazione professionale dei produttori, una valida assistenza tecnica ed un grande lavoro di ricerca e sperimentazione. Qualità del prodotto, sicurezza e prezzo sono gli altri fattori capaci di determinare il successo della pataticoltura. Soprattutto l’attenzione alla sicurezza del prodotto e la corretta  Informazione del consumatore potrebbero rivelarsi decisive per una riqualificazione dell’intero comparto, specialmente quello meridionale. Questi ambiziosi traguardi potranno essere raggiunti solo attraverso uno stretto rapporto di filiera ed una crescita interprofessionale forte capaci di preservare il nostro sistema economico da una concorrenza che oggi ha raggiunto dimensioni mondiali.

 

TECNICHE INNOVATIVE DI PRODUZIONE: LA PATATA AL SELENIO

Selenella nasce da una felice intuizione che, con il supporto della ricerca scientifica e con metodi naturali, consente di utilizzare al meglio un alimento già ad elevato contenuto di sali naturali e vitamine ed ora arricchito di selenio. In questa “case history” si ritrova, insomma, l’applicazione di svariate innovazioni produttive, tecnologiche, concettuali e commerciali. Non a caso il prodotto nasce in Emilia, nel contesto di un vero e proprio distretto agroalimentare dove il ciclo virtuoso della innovazione, produzione e trasformazione si compie in un processo produttivo, industriale e commerciale. Il selenio è essenziale per la salute dell'uomo poiché è utile nel contrasto dei radicali liberi responsabili di molte malattie e dei fenomeni legati all'invecchiamento.

 

Il Consorzio delle Buone Idee, assistito da un comitato scientifico altamente qualificato, formato da docenti dell'Università di Bologna, ha escogitato un modo naturale per introdurre un antiossidante efficace, il selenio, in alimenti semplici ed ad elevato valore nutrizionale come la patata e la cipolla. E’ questa l’origine del prodotto denominato Patata Selenella, il cui normale consumo, nell'ambito di una alimentazione equilibrata, garantisce all'organismo il raggiungimento della quantità giornaliera raccomandata di selenio (L.A.R.N. 1996) senza creare problemi di sovradosaggio. Gli antiossidanti, quali il Selenio, sono elementi o composti in grado di eliminare i radicali liberi che vengono prodotti all'interno di ogni organismo vivente. Per questa loro proprietà, gli antiossidanti vengono anche detti ”spazzini”. In alcune condizioni, quali lo stress fisico o l'invecchiamento, la produzione di radicali liberi aumenta ed accade che spesso gli "spazzini" non sono più sufficienti a contrastarli efficacemente: si ha così un danno per l'organismo, detto danno ossidativo. Il selenio fu scoperto nel 1817, e fu così chiamato in onore della dea della Luna, Selene, forse per l'aura di mistero che inizialmente circondava le sue funzioni. Infatti ci sono voluti quasi 150 anni perché il selenio fosse riconosciuto un nutriente essenziale per l'uomo, e solo nel 1973 è stata dimostrata la prima delle sue funzioni per l'organismo umano, ossia essere parte integrante dell'enzima glutatione perossidasi. La scoperta del glutatione perossidasi ha consentito la comprensione dei meccanismi protettivi del selenio nelle patologie umane cardiovascolari e tumorali e nel contrasto fisiologico dell'invecchiamento. Il legame tra malattie degenerative (come quelle cardiovascolari e cancerose che rappresentano le due maggiori cause di morte nei paesi industrializzati) ed età biologica dimostra quanto la prevenzione delle degenerazioni cellulari ed il rallentamento della senescenza siano strettamente collegati. L'importanza della nutrizione nel contrastare l'insorgenza di alcune patologie a livello cardiaco e vascolare è ormai assodata. La ricerca medica ha, infatti, dimostrato gli effetti preventivi cardiovascolari di fattori nutrizionali come gli acidi grassi insaturi, le fibre, alcune vitamine (niacina, folati, vitamine E, C e B12), diversi minerali (potassio, calcio e magnesio) ed il selenio. A livello di apparato cardiovascolare l'azione protettiva del selenio si esplica attraverso una azione antiossidante che protegge arterie e lipoproteine dai danni che determinano la malattia cardiovascolare. Sembra provato che soggetti con diete scarse in selenio hanno un rischio cardiovascolare 2 - 3 volte maggiore rispetto a soggetti con diete ricche di selenio. Diete povere in selenio sono state associate anche ad un maggiore rischio di ipertensione e di malattie ad essa correlate, incluso l'infarto cardiaco. L'invecchiamento è un processo fisiopatologico. Invecchiamento e malattia, pur essendo processi distinti, spesso si compendiano nella produzione del danno organico, poiché la senescenza può aumentare il grado di sensibilità alle malattie, e spesso i deficit conseguenti alle malattie aggravano il processo di invecchiamento. I processi involutivi dell'invecchiamento dovrebbero essere contrastati sin dalla nascita attraverso una corretta prevenzione. La base del processo di invecchiamento è una diminuita produzione di energia a livello della cellula, dovuta sia a deficit strutturali e funzionali proprie dei tessuti sia che alla minore efficienza di vasi sanguigni e capillari a rifornire le cellule di ossigeno e nutrienti. Questa diminuita disponibilità di energia porta ad un decremento della sintesi di diverse componenti delle membrane cellulari, e quindi ad una minore funzionalità delle stesse. Ciò comporta, tra l'altro, un aumento dei processi perossidativi ed una diminuita capacità di difesa dai radicali liberi. Peraltro, anche il danno da radicali liberi determina una ridotta capacità della cellula di produrre energia. Si crea così un circolo vizioso; per cercare di interromperlo l'organismo ha a disposizione delle difese, gli antiossidanti. Poiché il rischio di danno da radicali liberi è maggiore nell'invecchiamento, maggiore dovrà essere l'attenzione a non depurare le proprie riserve di antiossidanti, e quindi anche di selenio. Studi sia epidemiologici che clinici indicano che il selenio ha effetto preventivo sulla comparsa di diversi tipi di tumore. Tra i diversi fattori nutrizionali il selenio è l'unico, secondo la letteratura medica mondiale, cui si possa attribuire una riduzione dell'incidenza di tumori. Numerosi studi epidemiologici condotti negli USA hanno dimostrato che le popolazioni che vivono in aree nel cui suolo si hanno maggiori contenuti di selenio presentano una minore incidenza di tumori al polmone, al colon, al retto, all'esofago, al pancreas, al seno ed alle ovaie mentre la scarsa introduzione dietetica di selenio è associata ad un aumentato rischio di insorgenza di neoplasie. Il National Cancer Institute americano ha emesso un rapporto a supporto dell'utilizzo di composti naturali del selenio nella prevenzione del cancro. Il rapporto individua l’insorgere di effetti preventivi in presenza di dosaggi di 200 microgrammi/die di selenio e quindi ampiamente entro il limite di sicurezza e tossicità (350 microgrammi/die). Il selenio organico, naturalmente contenuto negli alimenti, è, quindi, una sostanza sicura: le qualità di cibo che potrebbero divenire dannose per la salute dovrebbero essere talmente elevate e prolungate nel tempo da rendere impossibile un avvelenamento alimentare involontario. La patata arricchita di selenio non presenta, insomma, nessun problema di tossicità o tolleranza pur garantendo un effetto protettivo ormai dimostrato e riconosciuto. Questo le concede, di diritto, un ruolo importante nel panorama della nutrizione e della medicina preventiva moderna come già avviene per il sale iodato.

 

LE PATATE ARRICCHITE AL SELENIO

La patata è naturalmente dotata di selenio ma in quantità non sufficiente per rispondere al fabbisogno giornaliero umano. L’attività di ricerca relativa al suo arricchimento è iniziata nell’anno 1999 allo scopo di approfondire le conoscenze inerenti l’accumulo e la cinetica del selenio nel tubero anche in associazione ad altri elementi mediante l’utilizzo di diversi formulati. Gli obiettivi principali fissati dal progetto sono stati :

L’approfondimento dell’associazione del selenio con altri elementi in funzione di un miglioramento delle caratteristiche nutrizionali del tubero; Lo studio analitico sulla cinetica d’accumulo nel tubero per fare luce sui meccanismi di assorbimento della patata. Per analizzare l’assimilazione del selenio nei tuberi di patata, si sono considerate tre diverse condizioni e precisamente l’aspersione con soluzione di selenio/selenato a diverso pH cambiando le concentrazioni ed associato ad acidi umici. Dall’esame sulla cinetica d’assimilazione in seguito all’aspersione del fertilizzante a base di selenito di sodio e a pH diversi, si è osservato l’aumento del contenuto di selenio assorbito su chilogrammi di tubero; inoltre la quantità di selenio assimilato dipende dalla dimensione del tubero e per questo motivo è stato determinato l’aumento del peso medio di ogni tubero in relazione al tempo di crescita. L’andamento dell’accumulo di selenio nel tubero ha andamenti diversi. Nel caso di selenito di sodio, l’assimilazione ha un massimo dopo circa 30 giorni di crescita per i trattamenti a pH 4,5 e pH 7 mentre a pH 9 continua in modo lineare e raggiunge valori significativamente superiori. Nel caso di selenato di sodio, si afferma che la capacità di accumulare selenio descrive una cinetica che ha la massima pendenza in corrispondenza dell’accrescimento del tubero, e precisamente nei primi 10-15 giorni, e raggiunge poi un massimo. Si nota un andamento più regolare per i pH fisiologici, mentre a Ph estremi si ha un iniziale rallentamento della velocità d’accumulo che è incrementato fino a che le concentrazioni di selenio tornano agli stessi valori finali. Esiste una differenza sostanziale tra i formulati a pH diverso; a pH 9 si riscontra una migliore resa d’assorbimento finale. Dalle aspersioni con selenito/selenato a diverse concentrazioni, dalle prove si evidenzia come l’assorbimento del selenito risulta essere maggiore rispetto al selenate, con un aumento di assorbimento di selenio dopo la seconda aspersione. Nei riguardi dell’aspersione con selenito/selenato + acidi umici, questi ultimi hanno mostrato sempre la capacità di migliorare l’assorbimento del selenito e selenate a bassi dosaggi. Nei confronti dei nitrati, indagati al proseguimento di una ricerca già avviata, sono state effettuate le analisi del contenuto in entrambe le ripetizioni. Dai risultati ottenuti non si sono ricavate diminuzioni significative dal contenuto in nitrati nei campioni trattati con molibdato d’ammonio nemmeno ai diversi dosaggi. Si potrebbe supporre che, un ulteriore incremento del molibdeno, distribuito per via fogliare e correttamente correlato al selenio, possa dare risultati più significativi ai fini della riduzione dei nitrati. La riduzione del contenuto in nitrati nei tuberi è influenzata sia dai trattamenti fogliari applicati ma anche dagli apporti azotati totali risulta difficile migliorare l’aspetto nutrizionale della patata. Inoltre, è necessario indagare anche sull’aspetto varietale sull’epoca di somministrazione dei formulati con molibdeno per ottimizzare l’efficacia assimilativa della patata e identificare un preparato chimico ottimale.

 

Metodi di coltivazione della patata arricchita

Le Patate Selenella vengono prodotte con tecniche che riducono al minimo l'uso dei pesticidi e dei prodotti chimici di sintesi. Questo metodo, oltre ai vantaggi considerevoli sia per l'ambiente sia per coloro che lavorano la terra, ha come risultato un prodotto più naturale, completamente privo dei prodotti chimici più aggressivi e pericolosi per l'alimentazione umana. La lotta integrata, in pratica, consiste in un sistema di controllo e di prevenzione dagli attacchi dei fitofagi (insetti ed acari) e delle crittogame (funghi), che possono compromettere seriamente le colture. Essa si basa, quindi, su di una valutazione complessiva della condizione ambientale di coltivazione, per determinare volta per volta quale sia la soglia di pericolosità degli attacchi. I dispositivi di lotta entrano in campo soltanto quando la minaccia rischia di mettere a repentaglio le piantagioni. Se però gli sgraditi ospiti attaccano le indifese piantine, la lotta ha inizio. E si tratta proprio di un combattimento "colpo dopo colpo": si utilizzano schiere di nemici naturali degli invasori, e l'attacco cambia a seconda della situazione. Solo quando queste strategie naturali falliscono, si ricorre all'utilizzo di prodotti chimici a bassissimo impatto per l'uomo e per l'ambiente. Il risultato di queste tecniche di coltivazione sono prodotti, come la Patata Selenella, a bassissimo contenuto di pesticidi e quindi con qualità nutrizionali migliori rispetto ai corrispondenti prodotti di coltivazioni tradizionali.

 

La qualificazione dell’immagine dei prodotti salutisti

Il mercato dell’ortofrutta nasconde ancora aree inesplorate e fertili terreni da conquistare. Gli esempi di Selenella e Patasnella testimoniano quanto il successo commerciale dipenda da un’efficace campagna pubblicitaria, capace di qualificare il prodotto differenziandolo dalla concorrenza. Valutando il mercato dell’ortofrutta si è soliti pensare a un settore ormai saturo, dove le evoluzioni tecnologiche e l’industrializzazione hanno favorito l’omologazione di ogni tipologia di prodotto. Questa consapevolezza non deve però scadere in valutazioni riduttive e superficiali riguardo alle potenzialità di questo settore. Se infatti la realtà ci mostra una domanda caratterizzata da un andamento tendenzialmente decrescente, è altrettanto vero che sono stati davvero pochi i tentativi, da parte dell’offerta, di rinnovarsi e differenziarsi allo scopo di invertire questa tendenza del mercato. Il comportamento d’acquisto del consumatore assume, inoltre, due tendenze principali: una che vede crescere l’attenzione verso nuovi stili di alimentazione e dunque che concentra la sua attenzione sulle funzionalità dei cibi e su prodotti innovativi; l’altra che vede nella cura del corpo e della propria salute una spinta verso la riscoperta dei valori del passato, della genuinità artigianale, attratta dal prodotto tipico, gustoso, ma soprattutto salutare. Ciò consente di dedurre, insomma, le numerose possibilità di successo che oggi, nel nostro mercato, possono avere prodotti funzionalmente arricchiti e prodotti ricollegabili a un passato di tipicità e genuinità (pensiamo ad esempio alla scalata del biologico). Le leve sulle quali le aziende produttrici devono puntare per affermarsi con successo presso il consumatore finale e le grandi reti distributive sono perciò quelle della novità, della varietà, dell’assenza di stagionalità e della naturalezza. Ma a ciò occorre aggiungere un marketing mirato ed efficace: possiamo produrre le migliori mele del mondo o le patate più gustose che si siano mai viste, ma tutto ciò non ha alcun valore se il consumatore finale non lo sa. Un prodotto ha bisogno di farsi conoscere e per far questo non può avvalersi solo delle sue caratteristiche e dei suoi plus ma necessita anche della creazione di una immagine che ne caratterizzi il rapporto con il consumatore.

 

Il successo commerciale delle patate al selenio

E’ questo il caso del lancio commerciale e promozionale della patata al selenio nel quale hanno trovato pienamente successo elementi di valorizzazione come innovazione, esaltazione della tipicità e “brandizzazione”. Il piccolo budget pubblicitario iniziale non rese possibile un piano di lancio nazionale ma la strategia di comunicazione fu ugualmente mirata e di grande successo iniziale. Immediato l’effetto “publicity” anche sulle vendite ed il prodotto entrò nel repertorio della grande distribuzione organizzata, esaurendo in breve tutte le scorte. Dopo questo primo, positivo test, venne deciso di dare un nuovo nome al prodotto allo scopo di renderlo unico e riconoscibile facilitandone il marketing e la comunicazione: Selenella. Anche per questo Selenella, la patata al selenio – così recita il pay off - acquisì ulteriore notorietà e potenziò la sua distribuzione, raddoppiando produzione e vendite e consentendo al Consorzio di destinare un budget adeguato per una campagna televisiva nazionale. Selenella divenne così la protagonista di una serie di telepromozioni incentrate sulle caratteristiche del prodotto e sui suoi plus di offerta. Come era facile prevedere, la campagna pubblicitaria contribuì al definitivo successo del nuovo prodotto.

 

Un prodotto a cottura innovativa: Patasnella

Il caso di Patasnella è un altro esempio di grande successo che merita di essere citato. Patasnella è una patatina prefritta surgelata che si cuoce nel forno tradizionale senza olio e che ha fino al 70% di grassi in meno rispetto alle tradizionali patatine fritte. Uno speciale processo produttivo consente al prodotto di assumere caratteristiche particolari di gusto e consistenza introducendo una diversa e più pratica modalità di preparazione. L’innovazione di processo applicata al prodotto sconvolge completamente gli schemi di lavorazione tradizionali ed apre una nuova strada nel concetto stesso di trasformazione agroindustriale. Un prodotto innovativo, dal grande potenziale d’interesse ma che, come Selenella, ha richiesto una complessa azione di marketing prima di essere conosciuto al grande pubblico. Il suo primo lancio avvenne nel 2000, quando la pianificazione radiofonica di due network nazionali e la campagna sulla stampa veicolò l’immagine del nuovo prodotto. Grazie alla pubblicità, Pizzoli, produttore di Patasnella, ha visto la sua rete distributiva allargarsi notevolmente e le sue vendite aumentare addirittura del 180%. Nel 2001 una serie di telepromozioni produsse risultati ancora più strepitosi incrementando del 260% il venduto.

 

IODI': PATATE ALLO IODIO

Dopo la patata al Selenio, è nata Iodì, la prima patata allo iodio ed è frutto della collaborazione tra la Pizzoli R&S e il Dipartimento di Scienze degli Alimenti dell’Università di Bologna. Lo iodio è un micronutriente essenziale per l’organismo umano, in quanto è il componente fondamentale degli ormoni tiroidei che regolano la crescita e lo sviluppo dell’organismo. La carenza di iodio è uno dei più gravi problemi di salute pubblica, secondo stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO, 2003), poiché può causare disordini dello sviluppo o, nei casi più gravi, patologie quali gozzo e cretinismo. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, il fabbisogno medio giornaliero di iodio è di 150 g/die, valori raccomandati anche per la popolazione italiana. La principale fonte di iodio è rappresentata dalla dieta: contenuto soprattutto nel pesce, lo iodio varia invece nelle verdure a seconda dei terreni di coltivazione, ma è spesso troppo scarso rispetto ai fabbisogni umani. L’introduzione dello iodio nel sale risulta una strategia ampiamente diffusa ed accettata per sopperire alla mancanza di iodio nella dieta umana. Nonostante ciò l’utilizzo del sale iodato è ancora poco diffuso in Europa, ed anche in Italia solo una minoranza della popolazione acquista sale iodato. Occorre ricordare, inoltre, che l'assunzione di sale, anche se iodato, deve essere comunque limitata in relazione al rischio di malattie cardiovascolari. L’incremento del tenore dello iodio nei vegetali per la produzione di alimenti funzionali sta rappresentando un settore di studio di particolare interesse e con un mercato potenziale. In Cina, per esempio, diverse sperimentazioni su risaie in acqua iodata hanno portato alla riduzione delle patologie dovute alla carenza di iodio. In Italia, recenti sperimentazioni hanno sviluppato una procedura che ha portato all’ottenimento ed alla commercializzazione di patate arricchite in iodio mediante biofortificazione agronomica: lo iodio, apportato alle piante di patate mediante concimazione fogliare, viene traslocato ed efficacemente accumulato nei tuberi in quantità funzionali alla dieta, ovvero per un contenuto minimo del 15% della RDA su 100 grammi di prodotto fresco (Direttiva 90/496/CEE del 24/09/90). In 200 grammi di patate allo iodio abbiamo il 40% del fabbisogno di iodio settimanale.